Apprendimento esperienziale in azienda: integrare hard e soft skill

Apprendimento esperienziale in azienda: integrare hard e soft skill

Superare la separazione tra competenze tecniche e umane

Nel mondo della formazione aziendale, è prassi comune suddividere i percorsi in due grandi categorie: competenze tecniche (hard skill) e competenze relazionali o trasversali (soft skill). Le prime riguardano le capacità operative legate alla mansione; le seconde, invece, coinvolgono comunicazione, collaborazione, gestione delle dinamiche di gruppo.

Questa distinzione si riflette anche nei programmi di sviluppo: da un lato corsi tecnici, dall’altro workshop sulla leadership o sul teamwork. Ma se nella realtà aziendale le competenze non agiscono mai in modo isolato, perché continuiamo a formarle separatamente?

La vera efficacia si trova nel punto di intersezione tra ciò che sappiamo fare e come lo facciamo insieme agli altri. È lì che si realizza il contributo concreto agli obiettivi aziendali.

L’ispirazione dall’outdoor education: un modello da reinterpretare

Nel mondo della formazione esperienziale outdoor, i programmi sono pensati per mettere gruppi e team in condizioni sfidanti, in cui le persone devono misurarsi con nuove abilità pratiche e, allo stesso tempo, sviluppare capacità decisionali, di leadership e di lavoro di squadra.

Percorsi come il rafting o le attività su corda non sono fini a sé stessi, ma strumenti progettati per portare i team attraverso tutte le fasi del loro sviluppo, stimolando l’apprendimento in modo integrato.

Sebbene queste tecniche siano spesso associate ad ambienti naturali o attività adrenaliniche, i principi che le sostengono sono validi ovunque — anche in ufficio. L’elemento distintivo non è il contesto, ma la struttura: ambienti in cui si apprendono nuove competenze agendo, riflettendo e confrontandosi all’interno di un gruppo, in un’esperienza immersiva e auto-diretta.

Naturalmente non è realistico costruire una parete da arrampicata nel parcheggio aziendale. Ma è possibile attingere ai principi pedagogici dell’outdoor education e portarli nei contesti formativi aziendali più tradizionali. Il cuore di questo approccio è il ciclo dell’apprendimento esperienziale.

Il ciclo dell’apprendimento esperienziale

L’apprendimento esperienziale si fonda su un ciclo in quattro fasi:

1. Esperienza

Si parte da un’attività concreta. Il partecipante affronta una situazione che lo spinge fuori dalla comfort zone, attiva nuove competenze, prende decisioni, interagisce con gli altri per raggiungere un obiettivo.

2. Riflessione

Terminata l’esperienza, si analizza l’accaduto: cosa ha funzionato, cosa no, quali sono stati i momenti critici, come ci si è comportati rispetto a ciò che si sapeva o si pensava di sapere.

3. Generalizzazione

Si collega l’esperienza vissuta ad altri contesti. Si identificano principi, pattern, apprendimenti trasferibili ad altre situazioni.

4. Applicazione

Infine, si sperimenta l’applicazione pratica di ciò che si è imparato. I concetti emersi diventano strumenti reali per affrontare sfide future.

Perché l’apprendimento esperienziale è efficace anche in azienda

Applicare il modello esperienziale in contesti di formazione aziendale può portare tre benefici chiave:

• Efficienza formativa

Le sessioni servono simultaneamente allo sviluppo di competenze tecniche e relazionali.

• Feedback immediato

L’apprendimento avviene “facendo”, con la possibilità di osservare in tempo reale l’efficacia dei comportamenti e ricevere feedback dal gruppo.

• Maggiore ritenzione dei contenuti

Essere parte attiva di un’esperienza coinvolgente facilita la memorizzazione e la comprensione profonda, con un impatto superiore rispetto a lezioni frontali o contenuti passivi.

Un esempio concreto: customer service e apprendimento integrato

Un’organizzazione che si occupa di assistenza tecnica decide di sviluppare un programma di formazione per rafforzare sia le competenze tecniche sia quelle comunicative dei propri operatori.

Viene ideato un laboratorio in cui i partecipanti, divisi in piccoli gruppi, devono configurare da zero il prodotto che supportano — proprio come farebbe un cliente. Durante il percorso incontrano difficoltà, commettono errori, ma imparano rapidamente a risolverli e a collaborare per portare a termine il compito.

Segue una fase strutturata di riflessione in cui si analizzano le dinamiche del gruppo, gli ostacoli incontrati, le intuizioni emerse, sia sul piano tecnico che su quello interpersonale.

I partecipanti sono poi invitati a ragionare su come le competenze sviluppate possano essere trasferite a situazioni lavorative reali: dall’interazione con i clienti alla gestione del tempo, dalla comunicazione interna alla gestione degli imprevisti.

Il risultato? Un team più consapevole, più efficace, e pronto ad applicare quanto appreso sul campo.

Come progettare esperienze efficaci: best practice

Realizzare percorsi esperienziali ben costruiti non è semplice. Richiede progettazione accurata, coerenza con gli obiettivi e capacità di facilitazione. Ecco alcune linee guida per iniziare con il piede giusto:

1. Iniziare con piccole integrazioni

Trasformare da zero un intero programma formativo in percorso esperienziale è poco realistico. Ma è possibile integrare moduli, workshop o esercitazioni che collegano e rafforzano competenze trasversali già trattate altrove. Un esempio: affiancare a un percorso di leadership e a uno tecnico un modulo esperienziale che metta in sinergia i due ambiti.

2. Mantenere la semplicità e allenare la facilitazione

L’esperienza è dinamica per definizione. Un’attività può prendere direzioni impreviste, così come una riflessione può generare domande difficili da gestire. Per questo è consigliabile partire con gruppi piccoli e obiettivi circoscritti, aumentando la complessità man mano che crescono le competenze del facilitatore.

3. Progettare sequenze di esperienze calibrate

Per generare apprendimento, l’esperienza deve essere sfidante ma non paralizzante. Serve costruire una progressione di attività che tenga conto delle competenze pregresse del gruppo, stimolandone l’evoluzione senza creare frustrazione o noia. L’obiettivo è uscire dalla comfort zone, non entrare nella zona di panico.

4. Privilegiare il formato sincrono e live

L’apprendimento esperienziale richiede presenza, interazione e feedback in tempo reale. Un video registrato o una simulazione asincrona non possono generare lo stesso impatto. Come assistere a un concerto dal vivo anziché guardarlo in differita: la qualità non è solo nel contenuto, ma nella relazione tra partecipanti e facilitatore.

Un framework potente per unire competenze tecniche e umane

L’apprendimento esperienziale non è un’alternativa ai percorsi tradizionali, ma un complemento strategico. Inserito all’interno di una progettazione formativa più ampia, consente di lavorare sul “come” e sul “cosa” insieme, migliorando non solo le performance individuali ma la coesione e la responsabilità nei team.

Guidare i partecipanti attraverso sfide concrete, osservare e facilitare i momenti di crisi, dare senso agli apprendimenti: sono tutte competenze che si sviluppano con la pratica. Ma il ritorno, in termini di efficacia, motivazione e prontezza operativa, può essere molto superiore a qualsiasi corso standard.

Davide Scalera

Lorem mamta

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